Dopo il recente caso di malaria l’attenzione si sposta ora sulla Chikungunya, malattia febbrile trasmessa da zanzare infette a cui sono risultate positive tre persone ad Anzio, centro che si affaccia sul Tirreno a 50 chilometri circa a sud di Roma. A confermarlo è l’Istituto superiore di sanità.
Nessuna delle tre persone ha viaggiato in zone a rischio nelle settimane precedenti l’infezione, motivo che spinge le autorità a credere che siano state punte nella zona. Sono scattate le misure per prevenire la diffusione del virus, che si trasmette anche tramite trasfusioni di sangue e, a questo proposito, il Centro nazionale sangue ha raccomandato ai residenti di Anzio di interrompere eventuali donazioni di sangue.
Anche chi è stato nella zona a partire dal primo agosto, non potrà donare il sangue per i prossimi 28 giorni e, nel frattempo, è stato diramato un bollettino che chiede alle unità di raccolta di approfondire l’anamnesi dei donatori.
La regione Lazio ha imposto al comune di Anzio di procedere con i protocolli di disinfestazione, con il supporto dell’Istituto superiore di sanità che ha apposto delle esche. Il rischio di infezione è stato giudicato basso nella zona di Anzio e bassissimo nel resto di Italia.
I sintomi sono molto simili a quelli di una forte influenza, quindi febbre alta, cefalee, brividi, nausea e dolori alle articolazioni. La mortalità è dello 0,4%, percentuale che sale tra i bambini fino a 12 mesi di età e tra le persone anziane o colpite da altre patologie.
Come riporta Epicentro, portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, nel 2007 c’è già stata un’epidemia di Chikungunya autoctona in Emilia-Romagna. Dal 2010 in poi e fino al 2016 sono stati registrati una settantina di casi importati, ossia contratti nelle zone a rischio quali, per esempio, quelle caraibiche.
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