(Foto: bixabay.com)
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Tornano dietro ai banchi gli studenti di Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Trentino Alto Adige. Progressivamente fino al 15 settembre toccherà a tutte le altre regioni italiane.

Sono circa 7,7 milioni gli studenti, suddivisi in 370mila classi e seguiti da 800mila professori che saranno impegnati fino al 12 giugno, 9 mesi anticipati da un’estate agitata che ha aperto le porte ai cambiamenti, non senza polemica.

Il test Invalsi verrà somministrato durante l’anno e non in coda all’anno scolastico e gli esami per la licenza di terza media diventano 3 invece di 5. Una prova di matematica, una di lingue straniere e una di italiano. A queste si aggiunge un esame orale a cui spetta il compito di verificare le competenze trasversali dei giovani studenti.

I licei fanno le prove tecniche di rivoluzione, con cento istituti che potranno partecipare, con una sola classe, al programma con cui si intende ridurre da 5 anni a 4 anni la durata del ciclo di studi. L’anno 2017-2018 sarà destinato alle scelte, fatte da un’apposita commissione, a cui spetta il compito di valutare le candidature giunte al ministero dell’Istruzione entro il 30 settembre di quest’anno. Data entro la quale i presidi riceveranno le nuove istruzioni per gli esami di maturità, che potrebbero portare qualche novità.

Particolare attenzione alla formazione professionale, quella affidata al duo scuola-azienda. Per gli 1,5 milioni di studenti impegnati in percorsi formalizzanti presso le imprese sono stati stanziati 240milioni in totale (100 dalla legge 107/2016 e 140 da contributi europei).

Qualcosa si muove anche sul fronte dei professori, dove però le polemiche occupano ampio spazio. Grazie ai 400milioni di euro stanziati con la legge di Stabilità era prevista l’assunzione, tra nuove entrate e stabilizzazioni, di 58.348 professori. All’appello ne mancano circa 22mila per un mero calcolo economico, un braccio di ferro tra ministero dell’Istruzione e quello delle Finanze. Un altro nodo che rischia di creare malcontento, dopo quello dei bonus.

Una situazione aggravata dall’elevato numero di supplenti, circa 100mila quelli contati dai sindacati di categoria, per una parte di quali inizia un altro anno – per alcuni l’ennesimo – di speranze e impegno da profondere senza certezze per il futuro.

Una situazione, quella del corpo docenti, che va contestualizzata nel momento attuale: il numero degli studenti è calato di 58mila unità rispetto al 2016, una diminuzione progressiva che rischia di accentuarsi nei prossimi anni. Una questione che solleva interrogativi anche sul numero di professori necessari per il futuro.

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