scuola piccolaCi sono storie che raccontano i nostri tempi più di altre, e luoghi il cui valore simbolico è così forte da trasformare piccoli eventi in casi  emblematici.
Ventotene, piccola e bellissima isola al largo delle coste del Lazio, ha una storia millenaria di insediamenti e invasioni. È stata colonia penale e sede del confino durante il ventennio fascista.  Ed è qui che, nel 1941, Altiero Spinelli scrisse il manifesto Per un’Europa libera e unita, che poi ispirerà il processo di integrazione fino alla nascita dell’Unione Europea nel 1992.

Ed è a Ventotene che,  in questi giorni, una semplice dichiarazione del Sindaco ha fatto esplodere una notizia che è diventata la misura delle molte ferite aperte di questo Paese. Sull’isola laziale, l’anno scolastico 2017/2018 sarà frequentato da un totale di 19 bambini, di cui più della metà iscritti alla Scuola dell’Infanzia, sette in totale alla Primaria e uno alla Scuola Secondaria Inferiore.

Il Sindaco del piccolo comune isolano, davanti alla contrazione dei numeri degli iscritti a scuola, ha provato a lanciare un appello: “L’anno scolastico sta per iniziare e ancora non sappiamo se la scuola media resterà aperta – ha spiegato il sindaco Santomauro – Rivolgiamo un appello al ministro Valeria Fedeli affinché si possa garantire l’istruzione sull’isola fino ai 14 anni. Per questo siamo pronti ad accogliere famiglie di migranti con bambini e orfani, sia italiani che stranieri. Possiamo mettere loro a disposizione la casa-alloggio per anziani, trasformandola in una casa famiglia».
Ma a Ventotene (e, come sempre, sui Social), non tutti hanno applaudito il Sindaco.

La diatriba si è concentrata in particolare sul rischio di chiusura dell’istituzione scolastica.
Non è vero, hanno detto in molti, che il MIUR potrebbe sbarrare le porte dell’edificio: finchè anche un solo bambino risulterà iscritto, l’obbligo di istruzione dovrà essere garantito.
È pur vero però che i più giovani tra gli isolani già oggi devono allontanarsi da Ventotene se vogliono proseguire gli studi dopo la terza media. E se quell’unico ragazzino iscritto decidesse di andare via, cosa ne sarebbe della scuola secondaria inferiore?

I più critici nei confronti del Sindaco alzano la voce sottolineando che per fare integrazione a scuola servono competenze e risorse.
Innegabile.
Ma, attualmente, quale tipo di scuola sta frequentando quell’unico preadolescente iscritto?
Cosa significa andare a scuola da soli, tutti i giorni, a undici o dodici anni?
La situazione scolastica a Ventotene è emblematica anche perché impossibile da paragonare ad altre realtà.

Inserire a scuola bambini con provenienze e storie differenti non fa mai perdere tempo, così come ipotizzato dai critici del Sindaco Santomauro.
I bambini e i ragazzi imparano dalla quotidianità, dalla relazione e dallo scambio.
Del resto, se si riesce a portare avanti il programma nelle classi sovraffollate delle città italiane, non si capisce quali ostacoli dovrebbe incontrare un insegnante alle prese con un piccolo gruppo di una decina di minori, di cui alcuni non italiani.

Che la natalità tra gli italiani subisca un costante calo drammatico (nel 2016 si è toccato il record negativo di 474.000 nascite a fronte di 608.000 morti) è un dato di fatto. E i primi luoghi a subirne le conseguenze sono proprio quelli più lontani e meno serviti, anche se spesso – come nel caso di Ventotene – di rara bellezza.
Se il dibattito, in questo Paese, fosse capace di andare oltre le bufale urlate e ripetute all’infinito (come quella della “sostituzione etnica” ) risulterebbe quindi evidente che soltanto unendo politiche di sostegno alle famiglie e contesti di contaminazione e scambio potrà essere trovata  la ricetta per salvarsi, rinforzando e investendo sulle nostre comunità.
La storia del nostro Paese, purtroppo, a scuola si studia poco e male.
Altrimenti tutti saremmo a conoscenza del peso che ha avuto la piccola isola di Ventotene nella costituzione del nostro Stato democratico.

I confinati a Ventotene, durante il ventennio fascista, usavano il tempo per studiare, discutere e confrontarsi.
Fu proprio l’incontro tra antifascisti dalle diversissime storie personali e politiche a gettare le basi – nei luoghi di confino e in molte altre carceri italiane  – di quella che poi sarebbe diventata la classe dirigente che avrebbe guidato la Resistenza e, poi, la genesi della nostra Costituzione.
L’isola laziale è quindi simbolo dell’unità europea ma anche dello scambio proficuo tra quelle idee e quelle culture diverse che hanno creato le basi della società italiana del dopoguerra.

Ventotene è stata una delle culle della nostra democrazia.
Le parole del Sindaco sono l’occasione per recuperare la sua storia, e riadattarla ai giorni nostri.

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