Gli spot di Dolce & Gabbana firmati da Garrone probabilmente emozioneranno qualche americano che si è visto Mangia Prega Ama, che arrivando in Italia si aspetta di andare in giro in Lambretta come in Vacanze Romane e che a Napoli si mangiano gli spaghetti con le mani e quando chiedi indicazioni ti risponde un tizio vestito da Pulcinella. E per quanto questa visione romantica e stereotipata dell’Italia possa in qualche modo aiutare il turismo, non potrebbe essere più lontana dalla realtà. Una lontananza quasi fastidiosa, la stessa che ci disturba quando, nel raccontare il nostro Paese, non si può fare a meno di parlare di criminalità, paesini o chiesa.
Una dicotomia, quella tra Belpaese e malavita che non tiene conto dei progressi, inesorabili e drastici cambiamenti che la società italiana sta vivendo in questi anni. Cambiamenti che forse spiegano in parte il clima di intolleranza verso una situazione che parte della popolazione non apprezza perché non viene più percepita come specchio di sé stessi.
Secondo un’indagine commissionata da Coop infatti gli italiani non sono più così ossessionati dal concetto di famiglia tradizionale, o almeno, sono disposti a prendere in considerazione tutte le sue varianti, sono meno latin lover di quanto pensiamo, lavoriamo in mobilità, ma tutto sommato a un vecchio amore non riusciamo a dire di no: il posto fisso. A quanto pare non siamo neppure così pigri e fannulloni.
Partiamo dalla famiglia, quella che sui social si scandalizza se un Buondì uccide la mamma, che viene continuamente tirata in ballo per mettere paletti, come valore da difendere e preservare. A quanto pare la situazione è molto più sfaccettata di quanto si possa pensare. Secondo il rapporto abbiamo “Famiglie allargate, scomposte e riunite. Famiglie adottive, famiglie che accolgono minori in affido. Figli avuti da nuovi matrimoni o relazioni precedenti. Matrimoni multiculturali e multietnici. Vedovi risposati e nuovamente genitori. Coppie di fatto. Famiglie omogenitoriali. Genitori single. Mamme in carriera e papà casalinghi, nonni multitasking ed in piena attività lavorativa”.
I matrimoni religiosi sono in calo, solo il 57%, e quelli in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera sono circa 24 mila (pari ad oltre il 12% delle nozze celebrate nel corso dell’ultimo anno. Qua gli stereotipi, soprattutto maschili, si confermano, perché la maggior parte delle mogli straniere sono dell’est Europa, mentre i mariti vengono dal Marocco. Appare anche aumentata la forbice d’età tra i coniugi: le unioni che presentano differenze di 10 e 20 anni di distanza sono quasi raddoppiate rispetto al 2004, passando rispettivamente dal 4% al 7% e dallo 0,5% all’1% del totale.
Tutto questo è un male o un bene? Probabilmente nessuna delle due cose, è semplicemente una società che cambia in un paese che si sta lentamente popolando, in cui mancano all’appello 20 milioni di nascite e che entro 50 anni tornerà ai livelli degli anni ’70. Uno spopolamento che sta desertificando soprattutto il sud, mentre la maggior parte dei migranti interni si concentra in Lombardia.
Ma parliamo della crisi del latin lover. Negli ultimi quindici anni la frequenza dei rapporti sessuali è diminuita del 10%, il momento più critico è quello tra i 35 e i 40 in cui, per vari motivi che possono essere legati ai figli, al lavoro, solo 3 coppie su 10 continuano ad avere più di un rapporto a settimana. Oltre agli under 35, resistono solo i partner impegnati in una relazione non di lungo corso (meno di 5 anni). Insomma, dopo un po’ la passione si spegne e non siamo molto bravi a tenerla accesa. Un dato che in un certo senso si allinea con quello che vuole i Millenials come una generazione meno interessata al sesso, soprattutto ai rapporti occasionali, nonostante la radicata idea che i giovani siano più promiscui e il diffondersi delle app di dating (che evidentemente però sono più usate dagli adulti).
E se Venere non se la passa bene, anche Bacco e Tabacco sono in calo. Fumiamo meno (ma le donne lo fanno di più), beviamo meno (ma purtroppo non calano gli eccessi) ma non riusciamo a toglierci il vizio del gioco d’azzardo. “Nell’ultimo anno gli italiani hanno speso all’incirca un mese del loro stipendio in macchinette, scommesse, gratta e vinci e lotterie. Si tratta di una raccolta complessiva pari a 95 miliardi al lordo delle vincite, con una crescita del giro d’affari del 7% ri – spetto ai dodici mesi precedenti, per una spesa netta di 18,5 miliardi di euro”. Per quanto riguarda il consumo di sostante proibite, diminuiscono i decessi, ma aumenta il consumo.
“Fra gli adulti, il 32% dichiara di aver consumato cannabis almeno una volta nel – la vita, ma il numero più preoccupante riguarda le droghe cosiddette “pesanti”: il 5,2% degli italiani fa uso di oppioidi ad alto rischio, una quota che vale all’Italia la quarta piazza di questa particolare graduatoria, mentre il 7,6% ha fatto uso almeno una volta nella vita di cocaina, il 3,1% di ecstasy ed il 2,8% di anfetamine”.
Un altro aspetto che sta mutando nella società italiana è il mito dell’automobile, da sempre visto come un bene fondamentale. A quanto pare continuiamo a comprarne, ma le usiamo sempre meno, preferendo mezzi pubblici e car sharing, il quale ci piace soprattutto la sera. C’è stato anche un boom delle auto elettriche, che sono passate dallo 0,3 del 2010 al 3,1%.
Un altro mito che se ne va è quello della moda: ci vestiamo perché dobbiamo farlo, ma preferiamo tendenzialmente spendere i soldi che useremmo per le firme in capi di moda pronta che ci permettono di risparmiare soldi per viaggi e tempo libero. Sempre per questioni di risparmio compriamo molto più su internet, dove i prezzi sono più bassi. In Italia l’ecommerce resta indietro, ma ha il tasso di crescita più alto di tutta la comunità europea.
Sempre per quanto riguarda i consumi, qua il luogo comune si conferma: ci piacciono gli smartphone, ci piacciono tantissimo, continuiamo a comprarne e le loro funzioni ci fanno spendere meno in altri dispositivi. “In assenza di fatti tecnologici di un certo rilievo, lo smartphone tende a fagocitare gli altri settori, come conferma il calo che ha interessato tablet (-7%), computer fissi (-9%) e laptop (-2%)”. D’altronde ci piacciono tantissimo anche i social, con una percentuale di “fanatici” che tocca il 67%, il 20% rispetto ai francesi. Questo è il numero di persone che pensa di perdere qualcosa di importante se non si collega spesso.
Sempre per quanto riguarda la tecnologia, secondo questa indagine metà della popolazione italiana sopra i 14 anni ormai gioca regolarmente ai videogiochi. Anche in questo caso gli smartphone hanno senza dubbio dato una mano. Ovviamente ci piace ancora tanto il calcio, visto che gli spettatori sono aumentati del 2,7%, anche se non viene spiegato se questo pubblico in più si trova negli stadi o di fronte a un televisore.
Insomma, questa ricerca di restituisce lo specchio di un paese in forte mutamento che pur rimanendo saldo su alcuni stereotipi fondamentali: il calcio e la buona cucina, sta lentamente trasformandosi in una società che fra 20 anni potrebbe non rispecchiare l’idea di Italia che avevano i nostri genitori. Forse a qualcuno questo potrà far paura, ma ne emerge anche un Paese che liberandosi dai suoi stereotipi acquista fiducia nel futuro e non ha paura di cambiare, d’altronde la sfiducia per le istituzioni, per ogni tipo di istituzione, è altissima, quindi probabilmente pensiamo che peggio di così non si possa fare.
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