Una piccola chiavetta USB rischia di generare un nuovo terremoto nel calcio italiano. Il dispositivo è quello che Luciano Moggi ha consegnato ad Andrea Agnelli alla fine di dicembre 2022, al termine dell’assemblea dei soci, dopo la nomina del nuovo CdA bianconero. L’argomento sarà analizzato nella trasmissione “Report” di questa sera su Rai 3, ma “Calciomercato.com” è riuscito a visionarne il contenuto in anteprima.
Sono 33 pagine di documenti e file audio, con intercettazioni fra alcuni dei più grandi esponenti del calcio italiano dell’epoca come il presidente FIGC Franco Carraro, il presidente del CONI Gianni Petrucci e l’addetto agli arbitri del Milan Leandro Meani.
Meani e il Milan
Secondo il PM Giuseppe Narducci, il grande potere di Moggi derivava dalle telefonate avute con il Ministro dell’Interno Giuseppe Pisano. Nella ricostruzione di “Calciomercato.com” si legge che:
- La cordialità tra Moggi ed il ministro Pisano, deriva dal fatto che quest’ultimo ha vissuto parecchio tempo a Monticiano (paese natale di Moggi) ed ha sposato una sua paesana. Da ciò deriva la loro frequentazione. Sarebbe stato opportuno che Narducci chiamasse a testimoniare il ministro Pisano, cosa che non ha fatto. Perché non lo ha fatto?
- Pisano non aveva nessun potere per rinviare gare, in quanto questo potere spettava esclusivamente al Presidente di Lega, dott. Adriano Galliani. La telefonata tra Moggi e Pisano era una telefonata conoscitiva di un amico.
Fa seguito una telefonata tra Meani e Galliani, in cui l’ex ad del Milan dà prova di anteporre l’interesse del Milan a quello delle altre squadre nella gestione del calendario di Serie A dopo la morte di Papa Wojtyla. “Meani, dopo Calciopoli, è stato tolto dalla lista dirigenti rossonera. Perché – si legge – questo non è mai stato notato?“.
Sono riportati i dialoghi fra Meani e l’arbitro Massimo De Santis prima di un Fiorentina-Milan dell’aprile del 2005, con la prima in lotta per la retrocessione e la seconda in lotta con la Juve per lo scudetto:
“Tutti hanno visto cosa è successo in campo: compreso il rigore non dato alla Fiorentina per intervento di Pancaro su Pazzini; senza ammonizioni per nessuno, nonostante il gioco rude. Qui non si può tacere in merito alla telefonata del 29.4.2005, prima della partita arbitrata da De Santis:
M: ‘Ti spiego domani dov’è per te la madre di tutte le battaglie, noi domani abbiamo Nesta che è diffidato’.
D: ‘Eh OH, non facesse lo scemo perché io dopo quello che ho fatto a Torino non posso fa diversamente…’
M: ‘Certo Certo…non deve fare lo scemo…però dico non inventare un cazzo se no ti viene fuori un disastro…’
D: ‘Anche perché io a Torino alla fine c’avevano due diffidati, tutti e due li ho presi eh!’
M: ‘la madre di tutte le battaglie è quella lì che i nostri giornalisti e tutto l’ambiente è li che ti aspetta che se viene fuori una cosina su Nesta di ammazzano’.
La partita fu rude: i giocatori della Juve volevano fare dichiarazioni dopo aver visto gli highlights della partita, ma Moggi impedì tale fatto facendo fare silenzio stampa alla squadra. Il lunedì successivo alla partita Milan-Fiorentina De Santis telefonò a Meani e gli disse: ‘hai visto: sono riuscito a far fare silenzio stampa alla Juventus‘ e Meani: ‘sei un amico. Lo dirò al capo!’”.
Carraro
Il Presidente Federale Carraro (in carica dal 2001 al 2006), secondo le carte, mostrava una certa predilezione per il Milan del quale era stato Presidente. In merito alla lotta per la retrocessione, non voleva che retrocedessero Lazio e Fiorentina, ma riferendosi alla gara Milan-Lazio del 6 febbraio 2005, si evidenzia che diceva al designatore Bergamo che non si può “fare nulla per aiutare la Lazio” (perchè avrebbe giocato contro il Milan e non poteva ricevere alcun vantaggio).
Mentre invece la Juventus veniva penalizzata nella lotta scudetto per mezzo di favori arbitrali all’Inter, dietro di 15 punti al momento dello scontro diretto. Con il Milan in lotta per il titolo 2005, Carraro mette in contatto il designatore Paolo Bergamo con l’arbitro Rodomonti, chiedendo di non aiutare la Juventus.
Bergamo dice chiaramente a Rodomonti che “se la telefonata esce, ne pagherà le conseguenze“. Al termine della gara, Rodomonti spiega al suo superiore Pairetto che non si capacita dell’errore commesso in occasione della mancata espulsione del portiere nerazzurro Toldo che aveva causato un calcio di rigore.
Il designatore Bergamo
Parlando con Meani, Bergamo chiedeva: “mi sono portato avanti, mancano 10 giorni a Juve-Milan del 18.12.2004 ed io ho già fatto la griglia, parlane con Galliani e se gli piace andiamo avanti con quella“. Andavano bene tutti, ma non De Santis che “innervosisce la squadra“.
Si fa riferimento inoltre alle 3 giornate di squalifica inflitte a Zlatan Ibrahimovic (Juventus) che saltò la gara contro il Milan, pareggiata 0-0 nonostante l’arbitro ‘approvato’, per via della mancata testimonianza del guardalinee Griselli sulla gomitata dello svedese nella gara di qualche settimana prima col Livorno: “tu sai che Griselli che deve testimoniare è di Livorno come me. Troveranno la porta chiusa“. Moggi afferma di non aver mai fatto telefonate del genere al designatore.
Petrucci
“Chi vince troppo nel proprio sport non fa il bene dello sport stesso“. Era il pensiero, secondo quanto si legge, di Petrucci riferito alle vittorie della Juventus che non avrebbero fatto il ‘bene’ del calcio italiano. Nel 2000-2001, Petrucci, già direttore generale della Roma e presidente del CONI dal 1999, ha modificato la regola sugli extracomunitari permettendo al giapponese della Roma Nakata di giocare contro la Juventus per agevolare la corsa scudetto dei giallorossi. Nel documento si legge: era da radiare Moggi oppure erano da radiare il Presidente Federale Carraro, il Pres. del Coni Petrucci, i designatori Bergamo e Pairetto, Facchetti e Meani?
Lepore, Narducci, Auricchio
Il procuratore Capo di Napoli Gian Domenico Lepore, nel dicembre 2021, 15 anni dopo Calciopoli, dichiarò a Radio Punto Nuovo: “se fossimo andati avanti, sarebbe emerso che tutte le grandi squadre erano coinvolte, compresa l’Inter. Anche il Napoli non si sarebbe salvato, tutto il calcio italiano era marcio. Io non ho mai parlato di ‘cupola’, perché la Juve non era l’unica indagata“.
Giuseppe Narducci, PM al tempo delle indagini, a proposito delle posizioni dell’Inter: “piaccia o non piaccia, non ci sono mai telefonate tra Bergamo e Pairetto con il sig. Moratti, con il sig. Sensi, o con il sig. Campedelli, Presidente del Chievo, sono balle smentite dai fatti la tesi dell’esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti“. (Posizione, questa e quella successiva di Auricchio, fortemente avversate da Moggi nel documento).
Il maggiore Attilio Auricchio, nel corso delle indagini, respinse l’assistente Coppola che era andato a testimoniare le pressioni che l’Inter aveva fatto su di lui affinché ammorbidisse la propria relazione riguardante il centrale nerazzurro Cordoba che si era preso 2 giornate di squalifica dopo Venezia-Inter del 16 settembre 2001. Il Maggiore Auricchio disse a Coppola che “l’Inter non ci interessa”. Nel documento si legge che il Procuratore Federale Palazzi aveva scritto che “l’Inter è la società che rischia più di tutte per il comportamento illegale del suo presidente Giacinto Facchetti”, ma fu estromessa volutamente dal processo.
Gianfelice Facchetti e Luciano Moggi
La querela di Gianfelice Facchetti nei confronti di Luciano Moggi, discussa in tribunale più volte tra il 2010 e il 2018, è stata respinta dal Tribunale di Milano, che a differenza di quello di Napoli ha sentito le intercettazioni e ha trovato che “è noto a tutti come al tempo del procedimento di Calciopoli fosse opinione comune che il problema non era ascrivibile esclusivamente al sistema Moggi, ma si trattasse di una corruttela diffusa nell’intero ambiente. Facchetti Jr. faceva lobbing con gli arbitri“.
L’anonimo
Presente un riferimento a un’intervista del “Corriere dello Sport” del 23 dicembre 2011, in cui un anonimo investigatore ammette come mancassero i presupposti per l’intera esistenza di Calciopoli, e come lo scandalo avrebbe dovuto travolgere tutto il calcio italiano, non solo la Juventus.
L’investigatore afferma chiaramente che:
- è stata una cosa forzata (processo) non abbiamo mai scoperto una vera partita truccata
- scoppiò una lite tra i capi: uno voleva chiudere il caso, l’altro no e si andò avanti
- non ho sentito io le telefonate dell’Inter, ma c’erano due colleghi che dopo averle sentite decidevano quali utilizzare, al contrario di quanto ha affermato il PM Narducci quando disse “piaccia o non piaccia non ci sono telefonate delle altre società”.
Riguardo il PM Narducci, vengono inoltre riprese alcune dichiarazioni in merito a telefonate non prese in esame nell’indagine: “non costituivano reati perché non erano l’espressione o la manifestazione di accordi che si mettevano in piedi per determinare i risultati di alcune partite”.
Viene dunque rimproverata al Pubblico Ministero una disparità di giudizio riguardante i file in possesso degli inquirenti: sottolineando che gli inquirenti avevano familiarità con l’uso di intercettazioni tagliate chirurgicamente, si segnala che il Colonnello Auricchio veniva sanzionato per aver modificato il senso di un’intercettazione in un altro procedimento.
Il ‘sequestro’ del Granillo di Reggio Calabria
Fra i documenti c’è anche un riferimento ai fatti dello stadio “Oreste Granillo” di Reggio Calabria risalenti al 6 novembre 2004. Luciano Moggi era stato accusato di aver chiuso negli spogliatoi dello stadio di Reggio Calabria l’arbitro Paparesta e il guardalinee Copelli perché insoddisfatto dell’arbitraggio in campo.
“Moggi ebbe un diverbio abbastanza accesso nello spogliatoio, perché conosceva grazie ai racconti di amici mantovani i comportamenti del guardalinee Cristiano Copelli, legato all’addetto agli arbitri del Milan Meani, sia dentro che fuori dal campo – si legge nei documenti – comportamenti che poi sono affiorati poco tempo fa in un’indagine ai danni dello stesso Copelli per truffa aggravata nei confronti dello Stato con i gratta e vinci“.
“Sarebbe stato opportuno che il PM Narducci si fosse interessato dei comportamenti di Copelli, anziché affermare che Moggi avesse posto in essere un ‘sequestro di persona’. Questa – viene riportato ancora – era una battuta fatta dal dirigente, più riferita all’assistente Copelli che aveva fatto annullare un gol valido e non aveva fatto concedere all’arbitro Paparesta un rigore sacrosanto a favore della Juve. Copelli ripeteva lo stesso ‘errore’ a settembre nella partita di Super Coppa Juve-Inter ove veniva annullato un gol valido di Trezeguet e la Juve perdeva la Supercoppa. Narducci prendeva soltanto le dichiarazioni di Moggi ‘abbastanza arrabbiate’ e le trasformava in sequestro di persona“.
“Magari Moggi avesse sequestrato Copelli: forse gli avrebbe impedito di porre in essere la truffa a danni dello Stato. A riprova che Moggi avesse fatto la battuta vi sono le dichiarazioni di Paparesta e di Foti (Presidente della Reggina), dichiarazioni di cui teneva conto il Tribunale di Reggio Calabria che assolveva Moggi in quanto mai si era verificato il sequestro dell’ arbitro e dei guardalinee“.
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